´sky of a ƒallen ængel — MEROCCHì'S DIARY ♥

  1. //analisi psicologica di Meko: pt. 1

    Mi sono resa conto di una cosa e ho bisogno di parlarne con qualcuno, e siccome in questo momento mi sento sola come un cane e penso che a nessuno interesserebbe (tranne alla Mari, ma non posso contare solo su di lei e renderla sempre triste con le mie sciocchezze, non sarebbe giusto) ho deciso di sfogarmi qui, nuovamente. Non molto tempo è passato dall'ultima volta, e la situazione rimane invariata, statica, tranne per l'aggiunta del fatto che la mia irritazione nei confronti delle altre persone continua a salire. Ma non era questo ciò di cui desideravo parlare. Oggi mi è capitato di parlare con Elena - una mia compagna - delle vacanze estive, e le ho detto che per me giugno è il mese della solitudine, che non ne posso più di vederle e non vedo l'ora di passare tempo io, telefono e letto. Ovviamente le ho detto che non è perché le odio, ma semmai perché io ho bisogno della mia solitudine per ricaricare le batterie, perché la solitudine mi rende felice e mi fa stare in pace. E mio malgrado, è la verità. Io non trovo la pace, la felicità se sono in compagnia d'altri. Non ricordo un singolo momento, negli ultimi due anni, in cui fossi con qualcun altro senza desiderare la mia solitudine e la compagnia dei miei personaggi preferiti e basta. E questo non è bello. E questo non è positivo. E questo non è divertente perché è la riprova del mio essere nerd. Questo dimostra quanto io profondamente sia una persona triste, quanto io mi senta sola nonostante la presenza altrui. Nessuno è in grado di superare le barriere che io stessa ho posto, e chi ci ha provato o ha fallito nel tentativo o, se c'è riuscito, dopo un po' si è reso conto che non ne valeva realmente la pena. E penso ciò sia la prova del profondo disagio interiore in cui non avevo capito di trovarmi realmente. L'ultima persona che mi ha fatto sentire felice e in pace e la cui compagnia preferivo alle fanfiction era la bro. Ma non la bro dell'inizio dell'anno scorso, ma quella dei primi tempi. Quella del trio delle svalvolate, delle citazioni improbabili e di Padre Alfaronno. Quella che mi diceva che mi voleva bene anche se non ero io la prima a chiederlo. Credo che questa mia frattura interiore sia nata quando ho smesso di sentire lei vicina, quando lei ha smesso di essere fonte della mia felicità. E forse questo mi ha portato a staccarmi e poi al litigio e alla seguente separazione. In sostanza, penso sia stata colpa mia. Ma ora è troppo tardi. Non le ho più riscritto, anche se me l'ero ripromesso. Voglio vivere in quest'illusione ancora un po'. Voglio far finta ancora per un po' che anche a lei io manchi, che anche a lei importi ancora nonostante il passare del tempo. Se le scrivessi, sono sicura che l'illusione cadrebbe in mille pezzi. Facciamo ancora finta, manteniamo intero questo vetro, nonostante le crepe. Se si spezzasse mi taglierebbe, e le vecchie ferite ancora sanguinano. Se mi facessi male ancora non lo sopporterei, perderei troppo sangue. Facciamo ancora finta; adesso come adesso non ho il coraggio di guardare in faccia la realtà.
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